La Valcalepio

E il suo territorio

La Valcalepio si estende lungo la fascia pedemontana della provincia di Bergamo che va dal lago di Como al lago di Iseo, un territorio ricco di storia e tradizioni, in cui la vite viene coltivata sin dall’ epoca romana, e che ha scelto come suo emblema l’effige del famoso condottiero Bartolomeo Colleoni.

La viticoltura interessa le zone con esposizione migliore ed i suoli più vocati della fascia collinare, coprendo un’area complessiva di 1500 ettari.

La creazione della DOC Valcalepio, nel 1974, ha rappresentato sicuramente la rinascita dell’enologia in terra bergamasca: il fulcro di questo progetto è stato rappresentato dalla Cantina Sociale Bergamasca che, dopo un periodo di vinificazioni sperimentali con vitigni autoctoni e vitigni miglioratori, ha deciso di puntare sugli internazionali Cabernet Sauvignon e Merlot.

I due vitigni sono da sempre la base di vini di indiscussa qualità e consistenza,sono inoltre molto costanti, forniscono buoni risultati e si sono perfettamente adattati alle colline intorno a Bergamo, trovando il territorio ideale per esprimere al meglio le loro caratteristiche e dando origine ad una propria espressione di tipicità.
Affianco alle varietà internazionali sono stati selezionati vitigni autoctoni che oggi testimoniano il patrimonio storico del territorio.

Si è quindi arrivati alla scelta di due tipologie di vino per le quali richiedere la DOC: il Valcalepio Rosso, taglio “bordolese” tra Merlot e Cabernet Sauvignon ed il Valcalepio Bianco, costituito da un uvaggio di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio.

Nel 1993 sono stati introdotti due nuovi vini:il Valcalepio Rosso Riserva affinato 3 anni dei quali almeno uno in legno ed il Valcalepio Moscato Passito ottenuto dalla vinificazione dell’autoctono Moscato di Scanzo.

Dal 2011 , a seguito del riconoscimento della Doc Terre del Colleoni o Colleoni, la Cantina Sociale Bergamasca ha deciso di sposare la nuova filosofia di riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni e tradizionali ampliando la propria gamma di prodotti. Entrano a far parte della famiglia della Cantina Sociale Bergamasca il Terre del Colleoni brut DOC,il Terre del Colleoni Incrocio Manzoni 6.0.13 DOC, il Terre del Colleoni Franconia DOC, il Terre del Colleoni Incrocio Terzi DOC , il Terre del Colleoni Pinot grigio DOC, il Terre del Colleoni Cabernet DOC e il Terre del Colleoni Schiava lombarda DOC.

Il territorio

Kalos Epias, ovvero la Terra Buona e dolce conosciuta dagli antichi come terreno fertile e perfetto per la coltivazione, grazie al cima particolarmente mite e alla vicinanza del lago, è molto antica così come la tradizione vitivinicola in questa fascia pedemontana che comprende la zona tra i fiumi Adda e Oglio.
Plinio racconta che in questo territorio la coltivazione della vite era molto sviluppata, soprattutto nei luoghi più appropriati, cioè nella collina.Il Territorio della Valcalepio
Quando poi nel 569 i Longobardi invasero la città, la vite, rimasta senza il vignaioli, costretto ad una precaria esistenza e soggiogato a lavorare per padroni per nulla avveduti, ebbe un notevole tracollo sotto il profilo della diffusione e della produttività e si rifugiò nelle proprietà ecclesia siche.
Ma anche nei secoli bui la gente bergamasca non smise mai di amare il suo vino, tanto che il primo atto ufficiale che attesta l’importanza economica del vigneto è proprio un rogito del 750 con il qual viene ceduta una vigna sotto le mura della città.
A testimonianza dell’’attenzione prestata dal potere pubblico al vino, nel 1243 Bergamo ordina i piantare le viti lungo la strada che va a Seriate e nel 1266 viene emanato lo statuto di Vertova che impone che ‘chi tiene a fitto tre pertiche di terreno comunale del Grumelli e nei Zereti vi pianti vigna’.

A partire dal 1700, con l’espansione dell’allevamento dei bachi da seta e della coltivazione dei gelsi, che in pianura sostituirono la vite, la produzione diminuì fino al punto che i Bergamaschi, all’inizio dell’800 furono costretti ad importare vino da altre regioni.
Con l’arrivo della peronospora e dell’oidio e la comparsa della filossera nel 1886, i vigneti subirono gravi perdite ma i bergamaschi in breve tempo reimpiantarono vastissime superfici tanto che già nel 1912 la superficie investita in viti superava quella di un tempo e continuò ad aumentare sino al 1940, all’inizio cioè della Seconda Guerra Mondiale.
Gabriele Carrara descrive gli abitanti della Valcalepio come ‘gente dura alle avversità, come gli ulivi del vento, e pur generosa come i suoi vigneti’.
Dal 1950 la Camera di Commercio si rese promotrice di una vasta innovazione in viticoltura chiamando a consiglio anche illustri personaggi come il viticolo Italo Cosmo e si decise di modificare la base ampelografia, incentivando l’impianto di Merlot, Barbera, Incrocio Terzi, Marzemino gentile e Schiava grossa. Curati i vigneti, non rimaneva che pensare al vino: Venne fondata la Cantina Sociale Bergamasca che iniziò a funzionare nel 1960.
Vogliamo concludere questa panoramica con le parole del Marengoni quando sostiene che ‘il vino risulta dal matrimonio tra ambiente e capacità umana: la collina bergamasca e il suo viticoltore non potevano quindi che generare vini, quali il Valcalepio e il Moscato di Scanzo’.

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